Fauna

Circa 300 resti faunistici, per lo più da interpretare come residui di macellazione o di pasto, sono riferiti alla frequentazione neolitica e dell’età del Rame del sito della Maddalena. Nonostante l’estrema frammentarietà dei reperti ossei, per il sito della Maddalena sembra opportuno pensare ad una coesistenza di attività di allevamento delle principali specie domestiche e di caccia, in particolare ai grossi erbivori come il cervo, lo stambecco , al cinghiale e a selvatici di piccole dimensioni come il capriolo. Protagonista tra i resti di fauna risulta essere il cervo comune (Cervus elaphus), documentato in decine di individui di varia statura ed età, seguito dal capriolo, dallo stambecco e dal camoscio. La distribuzione di mortalità e del sesso nei resti di cervo sembra indicare un prelievo controllato di individui di entrambi i sessi e di ogni classe di età, immaturi compresi, finalizzato allo sfruttamento totale dell’animale: carne, ossa, palco, pelli, tendini.

Tra gli animali selvatici si segnala la presenza del tasso e dell’orso bruno, a conferma di un ecosistema forestale-umido e della caccia e cattura di questo animale soprattutto per l’ottenimento della pelliccia. La caccia all’orso presentava particolari difficoltà e rischi, assumendo forse già un carattere di impresa o prova. Le specie domestiche registrate comprendono innanzitutto i caprovini (capra e/o pecora, per lo più non distinguibili nelle analisi faunistiche) e, in ordine d’incidenza decrescente, i bovini e il maiale (più simile per aspetto ad un cinghiale e comunque allevato brado). La maggior parte dei bovini e dei caprovini è adulta, a dimostrazione dell’importanza dell’utilizzo secondario (lana, latte) mentre, come di norma, tra i suini domestici l’età di abbattimento è preferibilmente bassa, al di sotto dei due anni, tipico di un sfruttamento da carne.